“È necessario riprendere a raccontare fiabe perché il bambino sta perdendo sempre più il rapporto con gli adulti; gli adulti stanno sempre più trascurando i bambini pur credendo di offrir loro tutto quel che è possibile. Invece non offrono più fiducia, non sanno più aiutare un bambino a credere in se stesso.
Da Riprendiamo a raccontare fiabe di Alberto Manzi
Per aiutarlo a crescere in modo intelligente senza imporre nulla (l’imposizione non aiuta ad accumulare esperienze, ad arricchire il linguaggio, a formare concetti) abbiamo a disposizione tre grandi strumenti: la fiaba, il gioco, la lettura. È su questi problemi che vorremmo fermare l’attenzione per puntualizzare ed aiutare insegnanti e genitori ad aiutare i bambini a crescere.”
Alcuni racconti e fiabe che il Centro Alberto Manzi mette a disposizione del pubblico perché non più disponibili in commercio, da leggere a scuola o in famiglia.
- Vogliamo conoscerci? – I cani
- Vogliamo conoscerci? – Gli uccelli
- Vogliamo conoscerci? – Le scimmie
- Vogliamo conoscerci? – I colossi
- Storie senza tempo (per la copia di questo libro si ringrazia lo Studio Bibliografico Orfeo, Bologna)
- Nessuno è importante
- Dal diario di bordo
- Il mistero della macchia nera
- I popoli raccontano – Asia (1961)
- I popoli raccontano – Africa (1961)
- I popoli raccontano – America e Oceania (1971)
- Ti racconto la Storia – Prime civiltà lungo il Fiume Giallo: i Cinesi (1990)
- Noce di cocco
- Zip nemico pubblico numero uno
- Criek, la curiosa
- Le fantastiche storie di
- Tiak, la volpe
Quattro di queste favole sono diventate anche dei video-racconti con traduzione nella Lingua dei Segni (L.I.S.), visibili alla pagina Segni per favole.
Opere di narrativa principali
Testa rossa
Con un linguaggio fiabesco Alberto Manzi vuole raggiungere i più piccoli e proporre loro valori importanti come l’amore e la pace che devono sconfiggere l’odio, la guerra e regnare in tutto il mondo. Pierone, Memmo, Riccardo, Claudio, Fausto, Alda, Massimo, Marco e Roberta sono i personaggi dell’avventura narrata e, come tutti i bambini, bramano la gioia di vivere felici e beati in un mondo accogliente. E se questo paradiso venisse minacciato non esiterebbero ad utilizzare la fantasia, arma vincente di questo mondo ingenuo.
In archivio è possibile trovare sia il libro che il dattiloscritto originale di questo lavoro dallo stesso titolo pubblicato nel 1968 da Valentino Bompiani.
Testa rossa è disponibile in versione audiolibro, letto da Giulia Manzi.
Tupiriglio
Tupiriglio, come sostiene l’autore stesso, rappresenta l’insieme di tutti quei bambini tanto incontrati nelle tradizioni popolari di ogni paese e concretizza l’ingenuità e la bontà infantile che spesso vengono prese per stupidità da parte degli adulti. Sono adulti che spesso non sanno che per comunicare con un bambino bisogna utilizzare altri codici linguistici e che l’esperienza sarà per lui una buona consigliera. Tupiriglio è una storiella per tutti, bambini e adulti, perché tutti noi, nonostante l’età, abbiamo bisogno di un pò di fantasia e di sorridere chiudendoci in un mondo magico per qualche momento durante giornate a volte “noiose”…
Tupiriglio è disponibile in versione audiolibro, letto da Giulia Manzi.
E c’era una volta
Una raccolta due fiabe consultabile presso il Centro.
La prima fiaba racconta di quattro animali: un asino, un cane, un gatto e un gallo che diventano amici per il bisogno di fuggire dal destino che serbavano per loro i rispettivi padroni. Nella certezza di essere dei bravissimi cantanti e che avrebbero fatto fortuna con questa loro dotte i nostri quattro amici si trovano a fare i conti con una banda di briganti. Il messaggio che questo racconto vuole trasmettere è “Canta che…”
La seconda fiaba racconta di come l’onestà e la laboriosità vince contro la disonestà e l’imbroglio e per dare questo messaggio il narratore usa la figura di un ragazzino bisognoso che soccorre la madre imbrogliata dal ricco datore di lavoro senza scrupoli.
La signora Murd
Con questo racconto l’autore parla della malvagità della guerra che vede vittime anche tra i più innocenti che sono i bambini e dà un nome umano a quella che il lettore fino a metà del racconto non riesce a collocare tra gli esseri umani o tra le costruzioni dell’uomo. Chi è la signora Murd? È ognuno di noi che trova dentro di sé a lottare due forze contrapposte: la morte e la vita, la malvagità motivata dietro una “giusta” causa e l’amore.
Scrisse anche molti romanzi. I principali sono:
Grogh, storia di un castoro
Grogh, storia di un castoro è il primo lavoro letterario di Alberto Manzi. Il romanzo nasce come storia inventata in un lavoro di gruppo con i ragazzi del carcere minorile “A. Gabelli”. Il libro è pubblicato da Bompiani nel 1950, vince il Premio Collodi e in seguito viene tradotto in oltre 20 lingue. Racconta di Grogh, un castoro o per meglio dire il Castoro che lottò a lungo contro le insidie della natura trovando sempre la soluzione e salvando così la sua colonia che da trecento castori si ridusse a 20. Avevano combattuto con tanti pericoli ma non seppero resistere alla ferocia di uno in particolare senza dover cambiare tutte le loro abitudini…
Scopri come è nata la storia di Grogh.
Grogh è disponibile in versione audiolibro, letto da Giulia Manzi.
Orzowei
Nel 1954 Manzi scrive Orzowei e vince il Premio “Firenze” per opere inedite del Centro Didattico Nazionale. L’anno successivo lo pubblica l’editore Vallecchi di Firenze, e nel 1956 entra nel catalogo Bompiani. Nello stesso anno vince il premio internazionale “H.C. Andersen” e Orzowei viene tradotto in 32 lingue. Isa è un orzowei, un ‘trovatello’ bianco abbandonato e non sapremo mai da chi – tra tribù di Zulù neri. “… qui l’escluso, l’emarginato, il deriso, l’affamato, l’insultato è un ragazzo bianco in un villaggio di neri. […] dopo tanti… musi rossi, musi neri, musi gialli, ecco […] un “muso bianco”. Una grande trovata, Più nuova ed efficace di quando venne utilizzata dall’autore di questo libro”.
[A. Faeti, dall’introduzione alla II edizione di Orzowei nella collana “I Delfini” della Fabbri Editori, Milano 2000].
La luna nelle baracche
Racconta di Pedro ma non solo, racconta di tutto un villaggio di indios che vivono lo sfruttamento dei padroni terrieri che per continuare ad essere tali utilizzano la violenza e la deprivazione dei diritti come quello della scolarizzazione. Pedro, il protagonista, è il simbolo di un popolo che vive in situazioni disumane ma che può cambiare tutto se solo crede nelle sua capacità, perché il mondo è di coloro che hanno coraggio.
El loco
L’autore riprende il discorso iniziato in altri lavori precedenti come La luna nelle baracche per raccontare un’altra volta le condizioni socio-economiche e politiche della società latino-americana. Diversamente dagli altri lavori, qui l’autore entra in profondità in quella realtà e lo fa ricorrendo ancora una volta a personaggi che si distinguono dal resto della comunità perché “matti”. Nella loro follia questi personaggi (come El loco), fanno trasparire creatività, forza d’animo e solidarietà verso i problemi degli altri, soprattutto dei poveri contadini soli, sfruttati e sottomessi. Il messaggio principale che l’autore, tramite questi “matti”, vuole far passare è che solo pensando, mettendo tutto in discussione e cercando in se stessi la forza è possibile davvero essere riconosciuti nei propri diritti. Nel racconto emerge anche la necessità umana di amare perché “solo chi è animato dall’amore è veramente vivo”. Nel nostro archivio potete trovare anche l’opera dattiloscritta e una lettera datata 9 Gennaio 1979 che l’autore scrive all’editore che intende pubblicare l’opera dal titolo El loco. In questa lettera l’autore si raccomanda vivamente di non volere che neanche una virgola venga cambiata nell’ultima bozza dell’opera e che in caso contrario ritirerebbe tutto.
Gugù
Il tema che attraversa questo racconto è quello della condizione di bambini e adolescenti latino-americani che si trovano costretti a vivere ai margini di una società in crisi, poco accogliente e tanto impegnata all’apparenza che non riesce a sopperire a problemi socio-assistenziali molto gravi. Tutto il racconto si incentra sul personaggio di Gugù, un vecchio considerato matto dai ragazzini di strada ma che con la sua forza e bontà d’animo riesce a svegliare in loro la consapevolezza che l’unica via di riscatto deve essere rintracciata in se stessi e non nella compassione degli altri. L’autore, verso la fine, tocca anche argomenti drammatici come quello del trapianto di organi dai bambini di strada, fenomeno questo ben conosciuto dall’occidente ma troppo spesso taciuto o sorvolato. Nel fare ciò, Alberto Manzi utilizza un linguaggio molto semplice per farsi capire anche dai bambini e fare conoscere loro una parte di quel mondo vissuto da alcuni coetanei di oltre oceano.
Romanzi di Alberto Manzi
Il volume elenca:
- La Luna nelle baracche
- El Loco
- E venne il sabato
- Qespichway
- altri brani inediti.
La prima parte della raccolta riunisce oltre a Yo atendo, conversazioni e riflessioni al ritorno in Sud America dello stesso Manzi, alcuni contributi dedicati all’autore da:
- Antonio Melis, Alberto Manzi, scrittore sudamericano;
- Andrea Canevaro, Ogni altro sono io.
Racconti inediti
Il tesoro di Zi Cesareo
Un manoscritto di 130 pagine visionabile presso il Centro.
Tobia era come te. Perciò né buono, né cattivo. Abitava con la vecchia nonna, una donnina dritta come un fuso malgrado i suoi sessant’anni suonati, in un gran palazzone giallo. Era l’ultimo di un largo cerchio di alti palazzi, tutti di quel terribile giallo che fa rabbrividire. Ma questo a Tobia non interessava. Il babbo e la mamma non li aveva, o meglio non li aveva conosciuti perchè erano morti tanti anni prima quando lui era ancora un pupattolo buono. Quello che piaceva molto a Tobia era lo scendere nel gran cortile interno, il “circolo”, dove poteva giocare come voleva con i numerosi compagni. Questo alla nonna non piaceva, ma a Tobia sì e perciò era sempre sugli alberi del cortile o nel gran cubo di sabbia. Gli piaceva starsene giù insieme a Fragoletta, un amico di 13 anni che in realtà si chiamava Carlo, ma che tutti avevano ribattezzato Fragoletta per il colore dei suoi capelli; a Bulicchio, che invece ne aveva 12; a Bolero, un frugolino tutto pepe; a Giggi, a Camustì, a Geppa. E quando si trovava in così allegra compagnia… salvati! Tobia era una peste che ne combinava di tutti i colori. E allora erano tutti inutili gli appassionati richiami della nonna…Comincia così la storia di Tobia, un bambino vivace e scapestrato che preferiva giocare tutto il giorno insieme agli amici nel cortile del suo palazzone, finché sua nonna, esasperata dalla vivacità del nipote non giocò la carta della narrazione e cominciò a raccontargli la storia di Zì Cesareo e del suo incontro con un fraticello che in cambio di un povero pasto gli confidò che…
La grande forza
Raccolta di 6 racconti in formato dattiloscritto, visionabili presso l’archivio del Centro.
In Vecchio orso, S.O.S e Tuavi come anche in Gelsomino e Testa di Rapa, l’autore tratta il tema del coraggio e della forza dell’essere umano. Nel primo racconto lo fa tramite il tanto temuto Capitan Traietti, nel secondo tramite personaggi come il vecchio e il giovane Hand, Hubert e tanti altri del Soccorso Alpino e nel terzo tramite il prete Tuavi che, venuto dal sud, si trova a dovere lottare non solo con le insidie della natura nel Polo Nord, ma anche con la solitudine di un religioso cristiano in mezzo ad un popolo pagano. Tutti questi eroi, sorretti dall’amore per gli uomini, si trovano a sfidare la natura uscendone vincitori. In Gelsomino il personaggio dallo stesso nome, si trova a mettere in discussione l’immagine che non solo gli altri, ma anche lui, ha di se stesso e lo fa senza pensare, ma guidato dall’empatia che prova nel vedere Chiaretta piangere per la sua bambola che rischia di bruciare assieme alla sua casa. In Testa di Rapa, il coraggio e la forza dell’essere umano vengono viste in un contesto più familiare a tutti noi e cioè quello del credere in se stessi anche quando tante persone che ci circondano hanno smesso di farlo. Mucci, il personaggio principale, da sempre sentitosi una “testa di rapa”, riconquista la fiducia in se stesso grazie al riconoscimento della sua creatività da parte dei ragazzini di strada.
Nel racconto dal titolo La fine l’autore si concentra sul tema della solidarietà, tema questo centrale anche in Il vecchio orso, Gelsomino, S.O.S. e Tuavi. Il messaggio che l’autore vuole trasmettere con questo breve racconto di tre uomini che partono per tre mesi all’esplorazione di una landa immensa è che in questo mondo siamo tutti compagni di viaggio, perciò la solidarietà non può che essere un principio guida.
La rivolta dei Calmucchi
Un manoscritto di 28 pagine conservato presso l’archivio del Centro.
Padre Kramer alzò il capo, distolto dalla lettura da un galoppare di molti cavalli. Il suo viso guardò fisso l’angolo che la strada faceva con il bosco e, abbandonando il sentiero, s’addossò ad un tronco. Vide venire, in una nuvola di polvere nera, gli ultimi raggi di sole morente che facevano brillare gli arcioni, un gruppo di cavalieri. Poco dopo questi lo raggiungevano e lo sorpassavano veloci. E quando anche la polvere si fu diradata, riprese il sentiero e la lettura… Racconto sull’epopea dei Calmucchi, una tribù presumibilmente tartara che staccatasi nel 1621 dal Celeste Impero, si era rifugiata in Russia, vista con gli occhi di un missionario austriaco, padre Kramer. Da alcuni appunti sembrerebbe una storia in 8 capitoli, ma sono presenti sul quaderno solo il primo e la parte iniziale del secondo (in tutto 28 facciate manoscritte). Scrittura semplice con dialoghi che mettono in evidenza alcune caratteristiche antropologiche e sociali di questa tribù con riferimenti storici ed epici legati dell’esodo del 1771. Adatta a bambini sopra i 9-10 anni e pre-adolescenti.
La sorella di San Pietro
Un dattiloscritto di 13 pagine, che include due versioni del racconto di 4 e 6 pagine ciascuna, visionabile presso il Centro.
Le due versioni sono sostanzialmente lo stesso racconto con due finali opposti; il primo, come scrive lo stesso Manzi,”purgato”, esalta il valore della giustizia Divina, al contrario del secondo dove prevalgono, anche per San Pietro, vizi molto mortali come la raccomandazione, la parentela e l’ingiustizia
La tribù dei Piedi Zozzi
Un manoscritto di circa 36 pagine.
…Vieni con me. Ti farò parlare col Gran Capo e stai tranquillo, ti prenderà. – e Puzzola lo prese per mano. Si sentiva fiero di condurre al lago una recluta. Impettito camminava senza guardare nessuno. L’altro, un giovane alto, magro, con i lunghi capelli neri che gli scendevano sulle larghe spalle, camminava in silenzio. Faceva contrasto la sua lunga figura con quella del piccolo Puzzola, alto da terra appena una spanna. Ma Puzzola non ci badava. Era un nuovo acquisto per la sua tribù. Un acquisto raro, che avrebbe fatto invidia a tutte le altre. Per questo era orgoglioso.Camminava sicuro per il dedalo delle viuzze. L’altro guardava a destra e a sinistra, distratto. Giunsero dopo un po’ vicino ad un fabbricato semidistrutto… Con queste parole inizia il racconto che narra di una banda di ragazzi, appunto la Tribù dei Piedi Zozzi, che, in perenne lotta con la banda opposta, quella del Gufo, accoglie un nuovo membro e, tra giuramenti di fedeltà e promesse … Una storia di battaglie per difendere la loro tana, che è anche la loro casa, narrata con una scrittura semplice e comprensibile per tutti. Figurano anche nomi di personaggi di altri racconti come Fragoletta, Bolero, Pic.
Murr, la forza vellutata
Dattiloscritto di 203 pagine, presente presso il Centro Alberto Manzi in 4 diverse stesure.
Murr strisciava sul suolo sassoso senza rumore. Doveva giungere in tempo prima che Raur schiacciasse il giovane Pel. Non un sussurro né un fruscio turbavano il silenzio. Perfino l’eterno vagabondo, il vento, s’era fermato immobile ad ossevare. Murr doveva sbrigarsi. Fra poco l’alba avrebbe cacciato la notte dal nero manto e Raur si sarebbe accorto della sua presenza. I giganti, che osservavano muti, vibranti d’ansia, furono lì lì per gridargli di muoversi, ma riuscirono a trattenere l’invocazione. Murr sapeva cosa faceva. E se andava così lento significava che sarebbe giunto in tempo. Murr non tradiva…Un racconto che merita un’attenzione particolare poichè narra della vita della terra intesa come rocce, piante, elementi e che evidenzia la grande sensibilità di Manzi per gli elementi della natura. Le rocce si animano muovendosi impercettibilmente e le forze della natura, scontrandosi quotidianamente, mostrano l’eterna lotta tra il bene e il male. Tutto ha un’anima che gioisce del bene e soffre del male. Un racconto che pone attenzione, anticipandone il grande valore, sulle tematiche della vita sconosciuta della terra e dei suoi abitanti. La narrazione, a volte un po’ ripetitiva, evidenzia anche gli aspetti scientifici degli elementi e della lotta tra di essi.
Stip
Un racconto conservato dal Centro nella forma di dattiloscritto (da 4 pagine) e manoscritto (di 8 facciate).
In un paesino – un paesino qualsiasi, senza nessuna pretesa, senza nessuna storia particolare, ricco solo di un vecchio castello (dove sembra che abitino maghi e streghe), di una lunghissima e meravigliosa grotta dove scorre un fiume sotterraneo, di una fabbrica di cappelli e un’altra di caramelle al miele – insomma in questo paesino un giorno, così, all’improvviso, comparve LUI. Cinzia stava giocando sul marciapiedi quando tra la sua bambola di pezza e l’orsacchiotto senza coda compare Stip……. Comincia così un breve racconto di 4 pagine dattiloscritte in cui Stip, extraterrestre venuto a studiare la Terra e che scopre l’uomo, grazie ai suoi poteri (può diventare invisibile, può rimpicciolirsi, può allungarsi a dismisura, può volare, può parlare con qualsiasi animale, ecc…), insieme a Cinzia, Unopalla, lotterà contro Mister Zobo, una specie di mago con poteri malefici, prima per ritrovare Maral, poi Cris e con loro sconfiggere Zobo e i suoi seguaci. Anche questo racconto mete in evidenza l’unione del bene contro il male e la forza del bene che, indipendentemente dai poteri magici, può sconfiggere sempre il male. È presente anche una seconda copia dattiloscritta con appunti autografi e un manoscritto di 6 paginette sempre su Stip.
Tre quarti di me e dei miei sogni
Un dattiloscritto di circa 90 pagine.
Racconto incompleto sulla lotta tra il bene (i cavalieri ) e il male (le 7 streghe come i 7 vizi capitali) e sulle alterne fortune di questa guerra che, grazie al coivolgimento del popolo, inteso come autentica espressione del valore del lavoro, della sua forza anche spirituale, vedrà la vittoria del bene sul male. Nel racconto vi sono luoghi e personaggi di altri racconti di Manzi. (Ofut anagramma di Tufo, Dimar,ecc…)
Wath, il lupo
Manoscritto di 14 pagine conservato presso il Centro.
Sferzava violento, ghiacciato… Così forte era il gioco del vento che la terra stessa gemeva.E alle sferzate dure, implacabili, si univano i piccoli cristalli di ghiaccio che, spinti dal soffio scatenato, penetravano ovunque, incidevano, bruciavano. In quella ridda di colpi, un lungo nastro nero che compariva a tratti, puntava in avanti contro il vento, la neve, tutto.Un lupo grigio, torvo, dalla coda mozza, fendeva il turbine. Dietro di lui il branco in lunga fila; attento ognuno a calcare l’orma del capo per non affondare nella coltre leggera di ghiaccio che copriva la neve, per non sentire gli aghi ghiacciati penetrare nelle zampe sanguinanti… Comincia così il primo e unico capitolo di questo manoscritto del 1959 che nell’idea di Manzi doveva svilupparsi in sette capitoli.
Traduzione a cura di Alberto Manzi: Peter Pan e Wendy
È un adattamento italiano del famoso libro dal titolo “Peter Pan e Wendy”di J. M. Barrie e nel fare questo A. Manzi da a Capitan Uncino un nome italianissimo come Giacomo Arpione e inserisce nella sua banda un pirata del nome Cecco, l’italiano che incise il suo nome in lettere di sangue sulla schiena del governatore della prigione di Gao.